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17/10/2017

Celebrato l'88.esimo anniversario della morte dell'antifascista Valdimir Gortan

Nella baia di Gortan a Pola, i rappresentanti della Città di Pola, della Regione Istriana e dell'Associazione dei combattenti antifascisti e degli antifasciti della Città di Pola, presso il monumento dedicato a Vladimir Gortan, hanno posato le corone di fiori in occasione dell'88.esimo anniversario dell'uccisione del grande antifascista e patriota. A porgere le ghirande è stato il Sindaco della Città di Pola Boris Miletić, il vicepresidente della Regione Istriana Fabrizio Radin e il presidente dell'Associazione cittadina degli antifascisti.

Nel salutare i presenti il presidente dell'Associazione dei combattenti antifascisti e degli antifasciti di Pola Livio Blašković ha ricordato a grandi linee i punti salienti della storia che hanno portato alla fucilazione di Vladimir Gortan. „Pola e l'Istria sono fiere dell'antifascismo e sono un esempio positivo in tutta la Croazia per quel che riguarda il ricordo delle vittime e dei caduti che hanno dato la loro vita nella lotta contro i fascisti.“ – ha espresso Blašković.

Il patriotta e antifascista croato Vladimir Gortan, contadino venticinquenne nato a Vermo di Pisino, il 17 ottobre 1929 fu condannato e fucilato a Pola in seguito alla disputa innanzi al Tribunale speciale per la difesa della Stato. Gortan come membro dell'organizzazione antifascista segreta Lotta (Borba), il 24 marzo 1929 partecipò all'azione armata contro i fascisti italiani, il cui scopo era quello di incoraggiare i residenti degli insediamenti circostanti a boicottare le elezioni che per tutto il circondario del pasinese si tenevano a Pisino e alle quali pareciparono colonne di persone. I seguaci di Gortan vollero spaventare i residenti sparando in aria per farli tornare alle loro case, ma sfortunatamente nella confusione creatasi rimase uccisa una persona e una venne ferita. I partecipanti all'azione vennero presto catturati, e Valdimr Gortan venne condannato alla fucilazione.

Vladimir Gortan e i suoi amici Živko Gortan, Viktor Bačać e Dušan e Vjekoslav Ladavac, non poterono reprimere i loro sentimenti nazionali e dimenticare le loro origini, e pagarono con la prigionia e la morte il loro amore per la patria e l'appartenenza nazionale.